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Vitiligine: 5 motivi per uscirne (o restarci)

Sembrerà strano ma i motivi per i quali ogni individuo dovrebbe desiderare uscire dalla vitiligine sono li stessi per i quali vi rimane. 
Dopo circa un anno di percorsi terapeutici vediamo quali sono le tematiche che tutti dobbiamo affrontare per uscire dalla vitiligine.

1°- Il contatto con i bisogni affettivi negati
Si tratta dell'inizio di ogni vitiligo. In una fase precoce della vita abbiamo sofferto per un bisogno affettivo non soddisfatto; la sofferenza è stata dura e abbiamo deciso di doverla evitare per il futuro. Tuttavia, per evitare la sofferenza si rinuncia alla soddisfazione del bisogno. Come?
Negandolo. 
Come si nega un bisogno?
Costruendovi intorno una credenza difensiva.
Le credenze* sono abiti comportamentali con i quali ci identifichiamo e presentiamo al mondo (sono fatto così, agisco cosà, credo in quello ecc...): per questo vi rinunciamo con molta fatica.
Una determinata credenza può causare sofferenza ma anche la sicurezza di non incontrare più il dolore primitivo, quello per il quale abbiamo generato la credenza. Il cane si morde la coda!

VITILIGINE: uscire dalla vitiligine significa prima di tutto scoprire la negazione affettiva di cui la macchia è manifestazione.
Questa scoperta avviene grazie alla disponibilità ed il coraggio a mettersi in gioco. 

COSA FACCIO? RESTO AL SICURO CON LE MACCHIE O AFFRONTO LA MIA VERA SOFFERENZA?
 (*Esempio di credenza grazie alla quale restiamo nella vitiligine: "odio le macchie, combatterò la vitiligine con tutte le mie forze")
 Il passaggio successivo sarà il secondo motivo


2° - Combattere il nemico (che non esiste)
La miglior strategia per rimanere vitiliginosi è credere che quelle macchie sbiadite non ci appartengano.
Questo non riconoscimento genera un atteggiamento di antagonismo che si palesa in frasi tipo 
"combattere contro la brutta bestia.... vincere la battaglia... ".
Si detesta, odia quella zona che ha la colpa di essere biancastra!
E' un atteggiamento primitivistico (nel senso di reattivo e semplicistico): aggredire ciò che non si comprende (e non piace). 
La macchia non è qualcosa di appiccicato che dobbiamo grattar via. Combatterla significa fare a pugni con i propri fantasmi senza nemmeno rendersene conto. Fatica sprecata!

Ma in ciò si nasconde un occasione: riconoscendo il limite di questo atteggiamento e le sue conseguenze fallimentari, possiamo  imboccare la strada giusta, quella che conduce alla comprensione.

La prima verità da comprendere è: grazie alle macchie emerge la tua identità negata.
La macchia è il tuo modo (incompreso) d'essere, adesso.
La macchia accade simultaneamente, nella pelle e nel cervello (vita- mente- cervello- innervazione epidermica).
Comprendere la macchia è comprendere la negazione di qualcosa di noi.
Fatto luce su ciò, la macchia sparisce com'era venuta.

"Non piangere, non odiare, non irridere,
ma comprendere"
Baruch Spinoza

3°- L’affidarsi irrazionale
 E' un vecchio tema dell'agire umano contro il quale prese posizione l'illuminismo: lla resa intellettuale di fronte a ciò che riteniamo autorità (e tradizione).
Il meccanismo generale è il seguente: 
l'individuo si trova di fronte ad una situazione nuova, magari problematica o critica verso la quale non ha una strategia pronta. Dubbio, incomprensione, disorientamento generano l'ansia della ricerca di soluzioni che diventa tanto più forte quanto più si cerca e quanto più la criticità è grande.
Trovare una fonte di soluzione che quieti l'ansia e risolva il problema diventa impellente, anzi prioritario: è la condizione in cui l'individuo è pronto (quasi) a tutto nella speranza che l'afflizione termini.

E' con tale condizione  - emozionalmente negativa e intelletualmente disarmata - che si spiegano pratiche assurde e violente, che nel campo della vitiligine possiamo riassumere in:

- trattamenti di cui non si conoscono le premesse razionali (ne epistemologiche ne metodologiche);
- trattamenti lesivi a rischio di alterazioni irreversibili della cute fino al cancro, danni renali ecc..;
- trattamenti di cui non si conosce la positività secondo percentuale assolute, parzialità dei miglioramenti, sviluppi nei successivi termini temporali.

Si preferisce l'affidarsi speranzoso, perché quietare l'ansia e dare un senso alla situazione è diventato più importante persino della guarigione stessa.

L'ultimo stadio di quest''atteggiamento è l'utopia fideistica:  un giorno  arriverà la salvezza (cura), il miracolo della scienza che ci salverà
Nel frattempo occorre aver fiducia e fare quanto ci viene detto (per tener buona l'ansia), magari recitando "non me ne frega niente" oppure "ho fede, sono stati fatti passi avanti e ancora ne faremo ".  

A questo punto la guarigione è diventata un'ideologia con un solo  compito paradossale: giustificare la permanenza della condizione di malattia.

Il risultato è raggiunto: la vitiligine non dipende da me, ne riguardo la comparsa ne riguardo la soluzione. Mi tengo la sofferenza, ma almeno mi sono liberato dell'ansia (e della responsabilità).

Ad altri l'onere delle risposte  


 4 ° Paura del  cambiamento
Ha a che fare con qualcosa di molto inquietante per l'essere umano: 
la propria libertà.

Non si tratta della libertà ideologica, astratta, per la quale si stracciano le vesti i politici.
Si tratta della vera libertà umana, quella delle scelte coraggiose attraverso le quali l'esistenza muta verso il nuovo; quella grazie alla quale si condizionano i propri atteggiamenti, si rimettono in discussione scelte precedenti e si rischia il disorientamento.

Poiché la vitiligine è la conseguenza di scelte (negazioni) mediante le quali l'individuo si protegge dal dolore o dalla paura del dolore, egli fa di tutto per mantenere alte le proprie difese... e quindi, paradossalmente, la vitiligine!
Questo è il vero motivo dell'autocompiacimento che si prova nella cosiddetta lotta alla vitiligine: la lotta, l'avversione, portano lontano dalla comprensione della verità, garantendo la distanza dai contenuti emozionali dolorosi negati.

Su questo atteggiamento di negazione molti costruiscono una identità: 
intessendo in proprio racconto esistenziale (la vitiligine mia, di mio figlio, i pellegrinaggi dermatologici.ecc..), 
organizzando relazioni (gruppi associazioni, forum)... 
Tutto fuorché mettersi di fronte alle proprie responsabilità e cambiare.

Da circa un anno, alla fine di ogni seduta in cui il cliente ha compreso il legame tra i suoi comportamenti e macchie, chiedoin che modo intenda mutare il suo destino per uscire dalla vitiligine: è sempre il momento più impegnativo.
Quasi tutti comprendono cosa dovrebbero fare (o smettere di fare):
§                               alcuni hanno il coraggio di mettersi in gioco sin da subito;
§                               gli altri iniziano un confronto con le proprie resistenze che può durare anche a lungo;
§                               pochi rinunciano.  
Quello che è certo, è che sin dall'inizio tutti comprendono il motivo per il quale hanno deciso di sbiancarsi la pelle e cosa fare per ricolorarsi. 

5 °-  La paura di perdere l’identità

Ecco! Questo inquieta molti: accettare la responsabilità del proprio destino.

Destino ed identità sono due aspetti della medesima realtà.
Sovvertire gli atteggiamenti personali che generano la vitiligine significa smettere di identificarsi in quegli atteggiamenti. Per diventare cosa?
L’ipotesi di essere diversi da ciò che siamo spaventa: cosa ne sarà delle mie relazioni, delle mie sicurezze, dei miei riferimenti? Cosa ne sarà di ciò che sono?

La mia risposta è: avrai una vita migliore! Diversa e migliore.
Uscire dalla vitiligine significa abbandonare la sofferenza causata dalle negazioni interiori e dagli atteggiamenti falsi ed illusori che generano altra sofferenza… vitiligine compresa.

La tua vita cambierà perché tu avrai scelto di cambiarla a favore di una libertà ed una potenza maggiori.
Chiudo la carrellata dei motivi per restare o uscire dalla vitiligine con una testimonianza di un cliente alle prime due sedute giuntami via email :

“..cercando di mettere in atto ciò che abbiamo detto durante l'ultima visita, oggi mi sono trovato ad affrontare una riunione di lavoro importante e devo ammettere che è andata meglio del solito. Mi sento in un atteggiamento positivo rispetto ai cambiamenti che dovrò affrontare durante questo percorso di guarigione e sono convinto che riuscirò”.

 Ne sono sicuro anch’io.

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Vuoi uscire anche tu dalla vitiligine?
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