LA VITILIGINE
E' PSICOSOMATICA. PERO'....
Aggiornandomi
su internet sono incappato in una lunga intervista a firma del prof. Torello Lotti (. Ad un
certo punto le sue parole hanno mosso il mio interesse. Scrive infatti il
Lotti:
L'insorgere
in “… 2-3 settimane tra l’evento causa di stress e la manifestazione
clinica della macchia di vitiligine è segnalato da oltre il 70% dei pazienti.
Anche la localizzazione della macchie [….] data come riproducibile agli
specifici rapporti affettivi. [….] rilevatori di possibili percorsi generali
psico-somatici, che potrebbero guidare i ricercatori verso le cause e
la cura della vitiligine in territorio psico-neuro-endocrino non ancora
esplorato del sistema immunitario” [omissis]
“….ogni
dermatologo cercherà di comprendere sia il meccanismo psicosomatico inducente
la comparsa delle macchie che il rebound somato-psichico della
malattia sull’autostima e qualità di vita”.
Questa
dichiarazione ha diversi aspetti sorprendenti.
Il primo
deriva dall’identità dell’autore, il prof. Torello Lotti, dermatologo di fama
(lasciamo perdere per il momento le questioni giudiziarie). E’ infatti
sorprendente che un clinico, che in tutta la sua carriera ha curato la
vitiligine con presidi farmaco-tecnologici, indichi nella dimensione
affettiva nientemeno che CAUSE e possibilità di CURA .
Forse il
prof. , proprio grazie alla presa d’atto dei deludenti risultati delle cure
dermatologiche e in forza della sua esperienza, ha – con molta perspicacia e
onestà intellettuale - intuito ed indicato il “percorso” giusto. Di
questo non si può che rendergliene merito.
Secondo.
Però, data la limpidezza delle indicazioni del Nostro, l’altra cosa che
stupisce è perché non abbia dato seguito alle stesse, magari attraverso una
sperimentazione – almeno parallela al resto – che sviluppasse un presupposto
teorico così significativo. Non sarebbe certo un problema per una personalità
della sua caratura, operante sia in ambiente universitario che sanitario
pubblico, mettere a punto un progetto di ricerca che indaghi su “cause e cura”
della vitiligine in rapporto a quelle che proprio lui indica come le vere cause
affettive almeno in oltre il 70% dei casi!
Terzo, la
perentoria affermazione “ogni dermatologo cercherà….” mi pare non abbia
riscontro nella realtà. Mi pare che la pratica comune non preveda – al di la
della personale sensibilità umana che può dimostrare questo o quell’altro
professionista – alcun protocollo, strategia, lavoro interdisciplinare che si
faccia carico di “comprendere sia il meccanismo psicosomatico inducente la
comparsa delle macchie”.
Lampade,
laser, pomate, pasticche… l’approccio dermatologico alla vitiligine mi pare
tutt’altro.
Ma
proseguiamo negli estratti dell’intervista e forse qualcosa di questi
interrogativi si chiarirà.
Dopo le belle
parole che sottoscriverei, sembra che il prof. Lotti voglia fare retromarcia,
colorando di utopia il quadro appena disegnato, persino esorcizzandolo:
“il
dermatologo dovrebbe consigliare il paziente a consultare lo psicologo o lo
psichiatra? Difficile dire di no, ma più difficile dire di si”.
Perché
mai???
Poi, nelle
righe che seguono sembra che il Lotti, facendosi interprete mentale di tutti i
pazienti, dica in sostanza: se qualcuno va dal dermatologo e da lui che vuole
essere curato. Punto.
A mio modesto
avviso l’obiettivo di ogni paziente non è di aver un unico referente,
ma guarire; ma probabilmente su questo Lotti ed io abbiamo idee diverse.
Di seguito, i
motivi per cui il dermatologo non dovrebbe offrire al paziente
un approccio diverso dal suo diventano drammatici:
“forzare
il paziente a visitare un altro specialista (non della pelle) è pericoloso… può
anche portare a idee di suicidio” (!!!)
Non si
capisce perché il dermatologo debba “forzare”; non potrebbe spiegare,
dimostrare, entrare in dialogo … e infine lasciare libera scelta?
E’ perché mai
il contatto con uno specialista della psiche genererebbe possibili atti
suicidi? Non sono giusto gli specialisti della psiche ad aiutare in questi
casi? Mistero.
Le ultime
parole sul tema del nostro prof. dipingono un futuro quadro di collaborazione
tra discipline, auspicabile ma... futuro.
Forse il
prof. Lotti non lo sa, ma l’approccio psico-neuro-endocrino che giustamente
intuisce e auspica come chiave di lettura causale e terapeutica, già esiste e
molti ne hanno beneficiato.
Ma non si può
sapere tutto
Luca Del Nevo
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