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martedì 4 febbraio 2014

LA VITILIGINE E' PSICOSOMATICA. PERO'.... 

Aggiornandomi su internet sono incappato in una lunga intervista a firma del prof. Torello Lotti (. Ad un certo punto le sue parole hanno mosso il mio interesse. Scrive infatti il Lotti:
      
L'insorgere in “… 2-3 settimane tra l’evento causa di stress e la manifestazione clinica della macchia di vitiligine è segnalato da oltre il 70% dei pazienti. Anche la localizzazione della macchie [….] data come riproducibile agli specifici rapporti affettivi. [….] rilevatori di possibili percorsi generali psico-somatici, che potrebbero guidare i ricercatori verso le cause e la cura della vitiligine in territorio psico-neuro-endocrino non ancora esplorato del sistema immunitario” [omissis]
“….ogni dermatologo cercherà di comprendere sia il meccanismo psicosomatico inducente la comparsa delle macchie che il rebound somato-psichico della malattia sull’autostima e qualità di vita”.

Questa dichiarazione ha diversi aspetti sorprendenti.

Il primo deriva dall’identità dell’autore, il prof. Torello Lotti, dermatologo di fama (lasciamo perdere per il momento le questioni giudiziarie). E’ infatti sorprendente che un clinico, che in tutta la sua carriera ha curato la vitiligine con presidi farmaco-tecnologici, indichi nella dimensione affettiva nientemeno che CAUSE e possibilità di CURA . 
Forse il prof. , proprio grazie alla presa d’atto dei deludenti risultati delle cure dermatologiche e in forza della sua esperienza, ha – con molta perspicacia e onestà intellettuale -  intuito ed indicato il “percorso” giusto. Di questo non si può che rendergliene merito.

Secondo. Però, data la limpidezza delle indicazioni del  Nostro, l’altra cosa che stupisce è perché non abbia dato seguito alle stesse, magari attraverso una sperimentazione – almeno parallela al resto – che sviluppasse un presupposto teorico così significativo. Non sarebbe certo un problema per una personalità della sua caratura, operante sia in ambiente universitario che sanitario pubblico, mettere a punto un progetto di ricerca che indaghi su “cause e cura” della vitiligine in rapporto a quelle che proprio lui indica come le vere cause affettive almeno in oltre il 70% dei casi!

Terzo, la perentoria affermazione “ogni dermatologo cercherà….” mi pare non abbia riscontro nella realtà. Mi pare che la pratica comune non preveda – al di la della personale sensibilità umana che può dimostrare questo o quell’altro professionista – alcun protocollo, strategia, lavoro interdisciplinare che si faccia carico di “comprendere sia il meccanismo psicosomatico inducente la comparsa delle macchie”. 
Lampade, laser, pomate, pasticche… l’approccio dermatologico alla vitiligine mi pare tutt’altro.
Ma proseguiamo negli estratti dell’intervista e forse qualcosa di questi interrogativi si chiarirà.
Dopo le belle parole che sottoscriverei, sembra che il prof. Lotti voglia fare retromarcia, colorando di utopia il quadro appena disegnato, persino esorcizzandolo:

“il dermatologo dovrebbe consigliare il paziente a consultare lo psicologo o lo psichiatra? Difficile dire di no, ma più difficile dire di si”.  
Perché mai??? 

Poi, nelle righe che seguono sembra che il Lotti, facendosi interprete mentale di tutti i pazienti, dica in sostanza: se qualcuno va dal dermatologo e da lui che vuole essere curato. Punto. 
A mio modesto avviso l’obiettivo di ogni paziente non è di aver un unico referente, ma guarire; ma probabilmente su questo Lotti ed io abbiamo idee diverse.

Di seguito, i motivi per cui il dermatologo non dovrebbe offrire al paziente un approccio diverso dal suo diventano drammatici:
“forzare il paziente a visitare un altro specialista (non della pelle) è pericoloso… può anche portare a idee di suicidio” (!!!)

Non si capisce perché il dermatologo debba “forzare”; non potrebbe spiegare, dimostrare, entrare in dialogo … e infine lasciare libera scelta?
E’ perché mai il contatto con uno specialista della psiche genererebbe possibili atti suicidi? Non sono giusto gli specialisti della psiche ad aiutare in questi casi? Mistero.

Le ultime parole sul tema del nostro prof. dipingono un futuro quadro di collaborazione tra discipline, auspicabile ma... futuro.

Forse il prof. Lotti non lo sa, ma l’approccio psico-neuro-endocrino che giustamente intuisce e auspica come chiave di lettura causale e terapeutica, già esiste e molti ne hanno beneficiato. 
Ma non si può sapere tutto


Luca Del Nevo

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